Carbossiterapia
Carbossiterapia
Cos’è la carbossiterapia?
La carbossiterapia è una tecnica non chirurgica utilizzata in medicina estetica che prevede la somministrazione di anidride carbonica, allo stato gassoso, con microiniezioni intradermiche con aghi collegati ad un dispositivo computerizzato. Il trattamento ha la finalità di ridurre e/o eliminare disturbi e patologie come la cellulite, le smagliature, le cicatrici, le disfunzioni microcircolatorie nonché alopecia androgenetica, psoriasi ed ulcere cutanee. Grazie all’effetto Bohr, la carbossiterapia agisce sul metabolismo dei lipidi, bruciando così i grassi.
L’impiego della carbossiterapia non è limitato alla medicina estetica ma fornisce un importante supporto terapeutico anche in dermatologia, ginecologia e nella medicina vascolare. L’efficacia come trattamento anti aging e le sue capacità di favorire la microcircolazione sanguigna e linfatica hanno permesso a questa tecnica di diffondersi rapidamente.
Cosa cura la carbossiterapia?
Le prime applicazioni della carbossiterapia risalgono agli anni ’30 del novecento quando, in Francia, fu messa a punto questa tecnica per il trattamento delle ulcere delle gambe agendo sulla circolazione periferica riattivandola. L’efficacia della carbossiterapia su tutto il sistema di tessuti che compongono l’apparato tegumentario permise di ampliare lo spettro di azione ad altre patologie favorendo l’evoluzione della tecnica e degli strumenti adoperati.
Ad oggi, la carbossiterapia è importante per il trattamento di:
- Cellulite
- Adiposità localizzate
- Smagliature
- Psoriasi
- Cicatrici
- Ulcere delle gambe
- Insufficienza venosa e linfatica
- Alterazioni del microcircolo
- Trattamenti anti aging su genitali femminili
- Segni dell’età
- Calvizie
Le parti del corpo che è possibile trattare sono:
- Viso
- Palpebre inferiori (occhiaie)
- Collo
- Braccia
- Addome
- Gambe
- Glutei
- Cuoio capelluto
La carbossiterapia e la cellulite
La cellulite è uno dei disturbi più difficili da trattare in medicina estetica. Le ragioni sono da ricercarsi soprattutto nelle cause del problema che è ascrivibile a fattori genetici e ormonali e dunque non semplice da eradicare. Queste condizioni fanno si che il 90% dei soggetti colpiti da cellulite siano donne a causa della fondamentale importanza della predisposizione genetica e delle funzioni svolte dagli ormoni estrogeni.
La cellulite, o pannicolopatia edemato fibrosa, è una infiammazione cronica del tessuto connettivo di tipo degenerativo. L’aumento del volume degli adipociti, in determinate aree come cosce e glutei, determina l’interruzione del microcircolo sanguigno e linfatico nonché la compressione delle terminazioni nervose. Da queste condizioni è determinato l’inspessimento dei setti fibrosi, l’intrappolamento degli adipociti e le manifestazioni estetiche cutanee come la pelle a buccia di arancia.
L’anidride carbonica immessa nello strato sottocutaneo con la carbossiterapia permette di agire sul microcircolo e sugli adipociti in modo sia diretto che indiretto:
- Azione diretta – a causa del trauma causato dai flussi di CO2 sugli adipociti
- Azione indiretta – attraverso l’aumento dei processi ossidativi dovuti all’aumentata biodisponibilità dell’ossigeno
Le caratteristiche della carbossiterapia e la sua azione ci permettono di comprendere appieno il suo funzionamento sui tessuti e la particolare efficacia nel trattare le adiposità localizzate, come nel caso della cellulite.
Come funziona la carbossiterapia?
Secondo i sostenitori di questo trattamento, l’azione dell’anidride carbonica stimola la circolazione e aumenta la produzione di collagene, con conseguente miglioramento dell’aspetto della pelle. L’invecchiamento può ridurre la circolazione sanguigna, il che significa meno ossigeno per le cellule. Di conseguenza, senza un’azione di contrasto, il processo di creazione di nuove cellule rallenta o addirittura si arresta.
Iniettando anidride carbonica, l’organismo necessita di una maggiore quantità di ossigeno con conseguente aumento del flusso sanguigno e recupero ottimale della crescita cellulare. Questo principio fu scoperto dal fisiologo danese Christian Bohr nel 1904 che proprio per tali ragioni mantiene il nome di effetto Bohr.
Il trattamento
Prima di eseguire un trattamento di carbossiterapia è opportuno consultare un medico per determinare se, in base alla propria storia medica, il trattamento sia in contrasto con patologie o disturbi preesistenti. Il consulto medico serve inoltre a stabilire un piano terapeutico in base al disturbo da trattare e pianificare le sedute necessarie per raggiungere i risultati attesi.
Le sedute sono eseguite in sede ambulatoriale, senza anestesia o particolari indicazioni pre-trattamento. Il trattamento ha una durata variabile dai 10 ai 30 minuti mentre l’intero ciclo di sedute può essere compreso tra 5 e 20 sedute. Le sedute terapiche sono stabilite in base alle condizioni del paziente, all’area da trattare ed al tipo di disturbo in essere.
Il trattamento prevede l’inserimento di una cannula sottopelle per l’erogazione del gas. Il dispositivo è costituito da un apparecchio computerizzato, una bombola di anidride carbonica, ed un tubo che trasporta il gas dal macchinario alla cannula. Il numero di iniezioni necessarie per ogni seduta è legato alla superfice da trattare.
Le controindicazioni della carbossiterapia.
La carbossiterapia può essere effettuata solo in presenza di un quadro clinico compatibile con il trattamento. Difatti, sebbene non ci siano controindicazioni importanti è opportuno valutare con il proprio medico tutti gli aspetti relativi al trattamento e gli eventuali rischi per la propria salute.
Le principali controindicazioni sono rappresentate da:
- Angina
- Apnea durante il sonno
- Ipertensione
- Ipotensione
- Infezioni batteriche acute della pelle
- Infezioni virali
- Cardiopatia congenita
- Chemioterapia
- Neoplasie
- Dialisi
- Epilessia
- Flebite o embolia polmonare
- Grave anemia
- Malattie emorragiche
- Emofilia
- Grave insufficienza cardiaca
- Pazienti immunodepressi o che usano farmaci immunosoppressori
- Broncopneumopatia cronica ostruttiva
- Diabete mellito
- Attacco cardiaco recente
- Insufficienza renale
- Gravidanza e allattamento
- Trattamenti terapeutici con acetazolamide e diclofenamide
- Gravi malattie cerebrovascolari
- Stenosi aortica
- Ritenzione di CO2
- Trombosi acuta
Carbossiterapia: effetti collaterali
Gli effetti collaterali che la terapia può causare sono minimi e si risolvono spontaneamente in breve tempo. Inoltre, è opportuno specificare che gli effetti indesiderati noti sono in parte correlati a variabili soggettive e dunque legate alla sensibilità del paziente.
Gli effetti collaterali più comuni includono:
- Lieve dolore durante l’iniezione
- Indolenzimento delle aree trattate
- Calore e formicolio localizzato
- Sensazione di pressione nelle aree trattate
- Edemi ed ecchimosi localizzati
- Eritema, arrossamento della cute
- Gambe pesanti a causa della vasodilatazione
Nel caso si manifestino effetti indesiderati diversi da quelli descritti è doveroso contattare un medico o un polo sanitario prossimo.
Fonti:
- Carlo D’Aniello, Manuale di Medicina Estetica, Masterbooks, 2019.
- Alberto Massirone, Trattato di Medicina Estetica, Piccin Nuova-Libraria, 2010.
- Enzo Emanuele, Cellulite: Advances in treatment: Facts and controversies, Clinics in Dermatology, Vol.1, Issue 6, 2013.
- Neil Sadick, Treatment for cellulite, Italian Journal of Woman’s Dermatology, Vol.5 Issue 1, 2019.
- Luana Ramalho Pianez et Al, Effectiveness of carboxytherapy in the treatment of cellulite in healthy women: a pilot study, Clinical, Cosmetic and Investigational Dermatology, 9:183-190, 2016.